da Primo Casalini, Monza
Concerto d’arpe al Maestoso pieno di brianzoli (a gratis). Promesse cento arpe, in realtà ventidue, fra grandi e piccole. Però cornamuse, fisarmoniche e tamburi come se piovesse. Il presentatore sembrava un gatto grassoccio ed imbranato, ma le arpiste se le baciava tutte. Una rosa e un bacio, una rosa e un bacio, gran bel mestiere. Dopo un’ora e mezzo di musica sono uscito per la sigarettaccia delle 22.30. Ma non c’è stato verso di rientrare. Noi politeisti selettivi ci accorgiamo ancora delle sere di maggio. Temperatura giusta, un venticello lieve lieve, verde e fiori dovunque, zanzare inesistenti. Vorrei solo che ‘sti monoteisti rompiballe, tutti parenti fra loro, se ne accorgessero. Per loro niente arpe, niente maggio solo urlacci e livore.
da Claudio Trezzani
Ho molto gustato l’intervento di Pier Franco Schiavone, ove passava in rassegna gli antecedenti storici dell’imperturbabilità istituzionale. E mi riallaccio alla confezione di divise da parte della regina Vittoria. Ricordando che anche Giuseppe Garibaldi dovette fare i conti con l’approvvigionamento di indumenti. E risolse facendo incetta di grembiuli rossi presso macellai sudamericani. Origine prosaica di un mito cromatico. In un momento in cui Forza Nuova – e mi preoccupo – ha rispolverato le camicie nere, nei suoi manifesti.
da Gianluca Freda
Scrive Goldoni che gli iracheni stanno cercando di liberarsi dal peso del terrorismo e del fanatismo religioso. Condivido, anche se per correttezza andrebbe specificato che l’esercito americano è policonfessionale. Condivido anche la trasparenza e punizione dei colpevoli che caratterizzano le evolute civiltà occidentali: il governo italiano, ad esempio, compie le sue ruberie in tutta trasparenza e senza segreti, e i colpevoli di ciò, cioè gli italiani che lo hanno eletto, sono stati severamente puniti. Il giudizio su Saddam, però, mi sembra viziato da un certo antiirachenismo di bandiera. Sì, vabbè, ha gasato i curdi, ma la civiltà mesopotamica è millenaria e così piena di contraddizioni…
da Vincenzo Rocchino, Genova
La speranza è sempre l’ultima a morire. E, come tutte le altre, ci teniamo anche quest’ultima bufala che raccontava di un Berlusconi deciso a farsi “sentire” da Bush, perché le cose in Iraq prendessero finalmente la piega giusta: invece il nostro, si é recato negli States esclusivamente per riassicurare Bush, che della sua politica Iraqena condivide tutto, ma proprio tutto. Alè.
da Fernanda Sarzi
Sono indignata per il furtivo cambio di frequenza di radio 3. Adesso è praticamente irricevibile. La sintonia ‘non prende’ al mattino e soprattutto la sera e la notte. Ho perso il mio appuntamento quotidiano con Prima Pagina. Questa è censura e prevaricazione ed è un indice significativo dello stato in cui è ridotta la democrazia nel nostro Paese. Questi loschi figuri al governo devono essere cacciati prima che riducano l’Italia ad un mucchio di macerie, sotto le quali presto giacerà la nostra Costituzione.
da Pino Granata
Dopo aver letto l’intervista credo che la domanda sia più che legittima. A me non frega niente che tra Rizzo e Fassino ci sia malanimo, Fassino è il leader del Centrosinistra, schieramento dove pensavo militasse anche Marco Rizzo, e Rizzo doveva assolutamente evitare di raccontare quell’orrendo episodio torinese del Fassino lungo etc. Credo che tutti abbiamo presente di chi si appropierà di quella goliardica e stupida battuta. Di tutto abbiamo bisogno a Sinistra tranne che di buttarci addosso palate di merda e regalare slogan alla destra. Sto esagerando?
Scriveva ieri Corrado Augias: “(omissis) L’uomo manca di senso dello Stato e lo dimostra. Convoca ministri a casa sua come fosse una faccenda privata. Non ha mai partecipato ad una, che sia una, celebrazione del 25 aprile, fonte morale di quella Costituzione sulla quale ha giurato. Ha tollerato che un ministro della Repubblica svanisse nel nulla, senza un bollettino medico, una comunicazione, senza l’assunzione dell’interim… Poiché l’uomo è furbo, dimostra così tutta la sua pericolosa innocenza… E’ l’unico Presidente del Consiglio che non partecipi mai a una cerimonia pubblica: un concerto, una prima teatrale, una festa in piazza”.Ecco, vedere rappresentato con tale chiarezza il quadro complessivo mi ha dato un brivido di paura e di disgusto. E’ giustificata questa mia reazione, secondo voi?
da Marco Foraggi
Massimo Fini definisce la democrazia un sistema “per metterlo nel culo alla gente con il suo consenso”. Definizione colorita, ma molto ben argomentata dall’autore nelle pagine del suo pamphlet. Credo che le tesi di Fini meritino uno spazio ben più ampio di quanto è stato dato loro. Anche su questo blog non mi pare si sia colta l’enorme portata delle sue affermazioni, che tra l’altro sono talmente ragionevoli da apparire in alcuni casi verità banalissime. Forse in questo momento di crisi, in cui si profila una guerra mondiale di durata ed esiti indefinibili, sarebbe bene che ci si guardasse tutti in faccia e si ragionasse un po’ sulle premesse su cui si basa la nostra società, e sulla opportunità di combattere nel mondo per diffondere il peggior inganno mai prodotto dall’uomo, e che noi ci ostiniamo a chiamare “governo del popolo”.
da Paolo Beretta
A Falluja e Najaf gli iracheni stanno cercando di liberarsi di un invasore, altro che del terrorismo. Stanno cercando di far sloggiare un tizio che prima gli impone un dittatore gasista (Saddam Hussein), poi quando questo non gli va più bene, se ne libera bombardando ed invadendo una nazione, con un massacro di alcune migliaia di civili per contorno, con la scusa di voler esportare una democrazia che nessuno ha chiesto e che, magari, a nessuno va bene. L’opinione pubblica “democratica” in Italia queste cose le capisce, visto che, in fondo, si tratta di persone civili che risolvono i loro problemi senza i B-52. (…)
da Lorenzo Barracco
Leggendo Ceratti, veniamo a sapere che un presidente di una squadra di calcio può festeggiare tranquillamente la sua squadra, mentre altrove c?è chi viene ucciso; che un Presidente del Consiglio deve piangere chi altrove viene ucciso. Il tutto, esclusivamente in virtù del ruolo che una persona ricopre. Un tempo, ?dover piangere? era un lavoro, al massimo un?ipocrisia. Oggi è correttezza. L’ipocrisia, ormai, è nei Ceratti.