da Valeria Garabello
ieri sera ho letto una cosa che mi ha fatto riflettere uomini e donne si nasce giovani si diventa caro claudio, credo tu sia suppergiù all’epoca della gioventù (ri)conquistata beato te io ci metto ancora un po’ ma ci arriverò, a tempo debito, anch’io. Giuro che mi impegno. Voglio farlo, mi diverte. E tutto sempre con la stessa passione incontrastata per la vita che va avanti ed è bella, nonostante tutto buon capanna e a presto (?)
CAPANNA: L’HO INCONTRATO A CAPRI da Laura Salza
Ciao, caro Claudio, ho letto con attenzione la tua mail: il nome Mario Capanna mi aveva molto attirato. Anch’io l’ho incontrato di recente, in un’occasione libresca o libraria, in quel di Capri. Lui non si ricordava di me, si ricordava in compenso molto bene del mio primo marito. Così abbiamo parlato di chi non c’è più, come Lucio de Carlini, e di quelli che ci sono ancora (per alcuni bisognerebbe aggiungere purtroppo, visto che fanno danni e ci mettono con questa sensazione di malessere di vivere: fallimento della sinistra, dei legami sentimentali, delle speranze, cui si aggiunge il passare degli anni che talvolta piace – l’oblio non è poi male – ma talvolta dispiace). Hai trovato un buen retiro dove dilaghi nel raccontare: sono contenta che la cosa ti piaccia. Io, al contrario, ho la sensazione di non aver più nulla da raccontare (se mai ho avuto qualcosa che potesse interessare agli altri). Dunque grazie di quelle righe che mi hanno fatto pensare. Le considero come un augurio di buona vacanza (parto il 26/7) in un’altra parte del mondo.
da Vittorio GrondonaUna traccia a Simone Guidugli per aiutarlo a capire cosa siano i crimini di guerra può trovarla nella frase Eraclito “Bisogna spegnere la prepotenza più che un incendio”, che Mario Capanna ha opportunamente inserito nella copertina e nell’interno del suo libro “Il fiume della prepotenza – Critica della ragione moderna”
MI COMMUOVO PER CAPANNA da Marco Brando
Accipicchia, tra te e Capanna mi fate commuovere (vabbé che io mi commuovo anche guardando “ET” e “Torna a casa Lassy”…). A parte gli scherzi, non sapevo che fossi finito a Lavarone. Mi sa che questa sinistra ci spinge sempre più ai margini: io sono finito in mezzo alla Murge con tre cani e due gatti + la mitica “donna della mia vita”. Peccato che io non abbia, come te e Capanna, ricordi netti del ’68. Ricordo solo che ero in prima media, a La Spezia, quartiere Migliarina. Un giorno quelli di terza fecero sciopero, mandando al preside la copia, vagamente riscritta, di un volantino che aveva diffuso l’Istituto Nautico. Il preside li sospese tutti e la “rivoluzione”, nel cortile della Scuola Media “Ubaldo Formentini”, finì così. Poi ricordo mia sorella, classe 1948, in eterna lite sociopolitica con i miei: fu prelevata da mia zia nel corso dell’occupazione del Liceo Classico di Sarzana. Allora avevo solo 10 anni. Invece ho ricordi netti degli anni intorno al ’77, tra Pavia e MIlano. Ero uno studente universitario. Tra tanti casini, il ricordo più netto è quello di una lettera: me la scrisse una mia amica che studiava in Toscana. In un freddo giorno d’inverno fiorentino un suo amico col look del militante dell’Autonomia le lasciò una pistola. Le disse: “Falla sparire”. Poi sparì lui. Lei, nella notte, si diresse verso l’Arno e la buttò in acqua. Sono stati anni, in fondo, più tristi e violenti. Solo i nostri vent’anni (miei e dei mie coetanei) allora ci aiutarono a sorridere, ci aiutarono a indignarci.
CHE COSA MANGIO’ CAPANNA? da Antonio Bozzo
Formidabili quegli anni, vero Sabelli? Ma dimmi: a Capanna, nella strada dei ladri, via Orti, che cosa gli hai dato da mangiare? Oggi, in quella stessa strada, c’è il ristorante futurista di Milano, forse l’unico in Italia che si ispira alle ricette di Marinetti e compagnia (uova flambè in salsa d’acciaio, rotelle d’elica al pomodoro fulminante, cannonate di mirtillo plastico, coniglio tonitruante agli spifferi di vernice…). Volevo parlare di Capanna a Emanuela Folliero, che è venuta a trovarmi in redazione: tette magnifiche, e un sondaggio tra le grafiche al computer le ha certificate vere, non spifferate dal silicone. Secondo te, a Capanna può interessare un pranzetto con te, me e la Folliero? Pago io, e ne approfitterei per darti gli euri che meriti, non i centesimi da pezzente che ti ho promesso. Ristorante, vicino alla Statale.
Mangiò una pastasciutta proletaria fatta da me.Ma semi porti la Folliero potrei anche ordinare una pizza borghese.(csf)
CAPANNA E’ VECCHIOda avv.Lina Arena
Capanna è troppo vecchio per fare storia e per incuriosire, come del resto sono troppo vecchie ed inutili le interviste che lei riserva ai cascami del 2000.
L’ALUNNA PISTOIESE E IL MAESTRO DI ARCOREda Valeria Garabello
Per quanto riguarda l’ineffabile caso dell’alunna pistoiese (104/100) vorrei ricordare che, non troppo tempo fa, anche il maestro di Arcore annunciò di aver mantenuto le promesse in materia economica al 100 e rotti per cento…e’ questa l’Italia che va, l’Italia che laora, l’Italia dell’efficiénza contro l’Italia dello spreco. Non recitava così d’altronde uno dei suoi ultimi spot? ed è l’Italia della matematica miracolosamente trasformata in opinione. Sarei curiosa di sapere che cosa ne pensa il ministro Moratti. Proprio lei, il ministro dell’istruzione ecceteraeccetera, con quella sua aria, diciamo così, ‘strutturalmente’ matematica, non può non dire la sua..
POETAda Mario Brandalise
<< Io, Io >>raglia il poeta,del proprio versosvelando l’ andazzo.Tant’ è che la lettura già m’ inquieta,ché del suo Ionon me ne frega un cazzo.
NAZISMO E COMUNISMOdi Giorgio Goldoni
Ahi, Manaresi, Manaresi quanto erronea è la tua premessa: sol l’arrivo degli Americani (a Bologna il ventitrè di un lontano april quarantacinque) anzichè l’invocata armata rossa evitò a tutti quanti di restare appesi: ben lo sa il triestino che per un mese si godette l’esercito titino. Poi di seguito tutto fu in discesa, con il cuore in oriente e il portafoglio in occidente.
da Sergio Di Vito, Palermo
Stasera il signor cardinale De Giorgi, arcivescovo di Palermo, ha sollecitato la Questura per sgombrare con la forza la Cattedrale, occupata ieri per l’ennesima volta da un gruppo di famiglie senza casa, che da mesi chiedono ancora e di nuovo l’esercizio di un diritto elementare e fondamentale perche’ una citta’ possa chiamarsi tale: civitas, civilta’.Risultato: 4 ricoverati in ospedale per malore (sapete, i senza casa hanno il cattivo gusto di essere anche malati, vecchi, bambini), due fermati, e un ulteriore colpo debilitante a un movimento ridotto allo stremo delle forze.Ma Lui, il nostro Cardinale Arcivescovo, era Preoccupato di ben altro: sapete, in questi giorni a Palermo c’e’ il Festino, la celebrazione annuale in pompa magna della Santa Patrona che 4 secoli fa, morta da altri 4 secoli, salvo’ la citta’ dalla peste (non ci credete?). Dura molti giorni, e culmina la notte tra il 14 e il 15 luglio: sfilate sfarzose, spettacoli grandiosi, fuochi d’artificio, il piu’ grande “panem et circenses” d’Italia.
Mi sembra incredibile questa cosa successa a Palermo.La mail di Sergio Di Vito continua in documenti. (csf)