CHI PAGA I QUOTIDIANI GRATUITI?
Da qualche tempo sono comparsi a raffica quotidiani gratuiti, a Milano ormai tre in pochi mesi (Metro, Leggi e City). Si dice che vivano di pubblicità, ma questo mi sembra un po’ strano, se è vero che i quotidiani faticano a sopravvivere malgrado il prezzo di vendita e molta più pubblicità. Cordiali saluti,
Maurizio Bonfanti
MEGLIO DELLA FALLACI
Gentile dottor Sabelli Fioretti, ho pensato che forse potesse farvi piacere leggere una testimonianza “e tu dov’eri” scritta da una mamma che accompagnava sua figlia nel suo primo giorno di scuola elementare. Scusi per l’invadenza, buon lavoro, Anna Clerici
Mia figlia nel mondo dei grandi
11 settembre 2001. Mia figlia comincia la scuola elementare. Alle 9, emozionate e già sveglie da un pezzo, entriamo nella sua classe; mi sembra un pulcino, ancora non ha il grembiule e lo zaino, si attacca a me. E¹ intimidita. E io a dirle quanto sia bello andare a scuola, e quanto sia importante cominciare a leggere, e scoprire tutte le cose straordinarie di cui è fatto il mondo. Passa la mattina, leggo i giornali; faccio delle telefonate, sto al computer, ma il pomeriggio è libero, tutto per noi. A mezzogiorno vado a prenderla e torniamo a casa. Si ferma su dettagli per lei molto importanti(³sai mamma, non possono mettermi dietro alla lavagna, è attaccata al muro²) ma si è dimenticata il nome della maestra. Il programma del pomeriggio è organizzato da ieri: andremo con due amichette più grandi a comprare i materiali che la scuola richiederà: quaderni, astuccio. Lei è felice, io anche. Verso le tre, credo, arriva la prima Ansa sul cellulare: un aereo cade sul WTC ; che sfiga, penso. Entro in cartoleria, la radio è accesa; le bambine guardano le copertine colorate, il mio cane aspetta fuori, e il cartolaio e io ascoltiamo; prima distrattamente, poi ci guardiamo e cominciamo a capire. ³Cosa sta succedendo?² Mi chiede. Non lo so, non capisco. Arriva il messaggio Ansa, dice che è stato un attentato. Intanto la radio parla di un attacco al Pentagono. Comincia a suonare il telefono: ³Hai già sentito?² Amici che a turno mi danno pezzi di informazioni. Intanto le bambine vogliono il gelato, devo far finta di niente. La più grande però se ne accorge: ³Cosa sta succedendo?² .Forse dovrei dirle qualcosa, ma non so se la sua mamma sarà d¹accordo. Le dico che sono caduti due aerei. ³Due?² Chiede lei, ma sentiamo per la strada alcune persone che parlano di dirottamento. ³Cosa vuol dire?² ²Vuol dire che qualcuno ha costretto il pilota a cambiare strada.² ³E chi voleva cambiare strada, per andare dove?² Interviene mia figlia:²Forse il pilota è come me mamma, era al suo primo giorno di scuola di pilotaggio e ha sbagliato². ³ Forse, amore, forse.² E intanto, camminando per strada con le bambine per mano, comincia a salirmi dallo stomaco una sensazione fortissima, che non so perché arriva da lì, invece che dal cervello: è la sensazione che tutto quello che sto facendo non abbia alcun senso. Torniamo a casa, incontro il mio vicino, un uomo intelligente e sensibile. Ha sentito e visto tutto, è sconvolto. Gli chiedo di aspettare che le bambine entrino; non so perché, ma sento il bisogno di tenerle all¹oscuro. Mi racconta qualcosa: gli aerei, le vittime, le reazioni. Arriva la mamma di una delle bambine, ha le lacrime agli occhi, dice che questo weekend le porta al mare. Guardo i suoi occhi, e quelli del mio vicino, forse sto cercando quel sottile velo di indifferenza che in fondo in fondo ci accompagna quando commentiamo anche i crimini più efferati. Ma trovo solo terrore. E anch¹io devo avere la stessa espressione.Chiamo mia mamma, è andata a trovare sua sorella a Stresa, le chiedo come sta. Chiamo mia sorella, suo marito doveva partire oggi per il Libano. Non è partito; suo padre però lo credeva già a Beirut, ha trovato il cellulare spento e gli ha lasciato un messaggio: ³Ciao Paolo, sono il papà, se trovi gli aeroporti chiusi prendi una nave e torna a casa². Chiamo mio marito, dice che torna presto, e , quando entra in casa, ha lo stesso sguardo del mio vicino. Guardiamo lo zaino nuovo di nostra figlia, attacchiamo le etichette ai quaderni , chiedo a mio marito di non parlare, di aspettare che lei vada a dormire. La bacia mille volte. Poi, lei va a letto; non abbiamo fame, sprofondiamo nel divano, accendiamo la televisione. E quella sensazione che arriva dallo stomaco cresce, mi domando in una sera il senso di un odio che credevo non potesse esistere, e di quale altro odio procurerà questo odio, e chi saranno le prossime vittime. E mi chiedo anche come posso accompagnare mia figlia nel mondo dei grandi, se io e gli altri adulti oggi ci guardavamo come bambini persi in un supermercato. La stessa paura di bambini che mi sembra di vedere anche negli occhi degli intervistati e dei cronisti. E mi domando come potrò proteggere mia figlia se io non sono nemmeno in grado di proteggerla dalle paure della sua mamma. La mia generazione – quella nata negli anni Sessanta – non ha mai visto niente di così drammatico così da vicino, è cresciuta con un¹idea di guerra dell¹altrove. Vado a dormire quando ne so abbastanza; la moviola non mi interessa, il silenzio amplifica il dolore. Se polverizziamo l¹impatto emotivo in troppi dettagli (le strutture, l¹ora dell¹impatto), alla fine rischiamo di assuefarci e di dimenticare che l¹unica cosa importante da capire oggi è il senso profondo di una così devastante azione umana. 12 settembre 2001. Secondo giorno di scuola. Mia figlia è contenta del suo nuovo zaino e non vede l¹ora di usarlo, se lo trascina per strada come un fardello. L¹accompagno, lei entra in classe, io torno a casa, rifaccio i letti, mi siedo e, finalmente, piango.
RIUSCIREMO AD ANDARE OLTRE D’ALEMA?
I tempi sono calamitosi per molte ragioni. Le leggi delinquenziali che il nostro parlamento vota, la situazione politica ed economica del pianeta con questa guerra latente ma che un giorno esplodera’ e fara’ uno sconquasso almeno da qualche parte del globo, i vari Tronchetti etc. che scalano montagne di azioni. Ma la cosa che piu’ mi angoscia e’ l’ atteggiamento di D’Alema che nonostante le colossali idiozie politiche commesse si ostina a volere galleggiare a tutti i costi nelle acque torbide della nostra politica mentre l’ unica cosa sensata che potrebbe fare sarebbe di scomparire per 10 anni nelle giungle dell’ Amazzonia permettendo a ualcuno piu’ in gamba che forse esiste di farsi avancti e cominciare a ricostruire quello che lui ha distrutto. Sto per partire per un sabbatico in una tranquilla universita’ americana. Speravo di potere per un po’ dimenticare che la politica esiste e che e’una cosa sporca ma dopo l’ 11 settembre, stando la’, sara’ molto piu’ difficile. Comunque prima di partire almeno votero’ e votero’ si, come quando Craxi ci disse di andare al mare.
Buon lavoroGabriella Poggi
NIENTE PROPAGANDA A PRIMA PAGINA
Vorrei esprimere un parere diametralmente opposto a quello di Pino sull’argomento Prima Pagina. Rinuncio volentieri a stabilire delle regole di comportamento che sono sempre opinabili. Se qualche conduttore non ci piace possiamo sempre criticarlo personalmente per E-Mail. L’esclusione di chi non crea audience mi sembra inoltre una follia: indurrebbe i giornalisti a non dire quello che pensano, ma quello chi i sondaggi indicano essere più allettante per gli ascoltatori. Prima Pagina decadrebbe inevitabilmente al bassissimo livello della propaganda elettorale e commerciale. Anche gli organi di informazione di grande diffusione soffrono di questo male. Se molta gente è assidua ascoltatrice di Prima Pagina è probabilmente perchè, come me, trova insopportabile la lettura dei quotidiani così come sono fatti oggi. Se voglio manifestare il mio consenso o dissenso a chi, come Claudio, incoraggia a farlo, mi piace sapere di avere un interlocutore che dice quello che pensa e non quello che è coerente con gli ordini di scuderia.Scusate l’intrusione.Un saluto a tutti.
Flavio Bisson
COME VENGONO SCELTI I GIORNALISTI PER PRIMA PAGINA
Vorrei invitarvi ad esprimere il vostro parere a PrimaPagina sulla qualità dei giornalisti e di come conducono la trasmissione.In particolare trovo i seguenti punti irrinunciabili:1) che ci sia una così grande disparità fra il tempo dedicato all’intervento e quello per la risposta;2) che ci siano fra i giornalisti quelli ossessianati dall’idea che gli si debba fare una domanda.Credo inoltre ci si debba inventare un criterio di “esclusione” di quei conduttori che fanno calare l’audience della trasmissione. Criterio arbitrario ma non meno di quello con cui vengono scelti.
pino.dallomo@interbusiness.it
IL DIABETE MELLITO
Sono un medico di settantotto anni, quindi oramai ritiratomi dalla attività professionale. Dico questo per chiarire che non si tratta di una questione di mio personale interesse, ma di grande e generale importanza. Da trentatre anni mi si impedisce, da parte di TUTTE LE PUBBLICHE ISTITUZIONI E DI TUTTI GLI ORGANI DI INFORMAZIONE di far conoscere che il diabete mellito del tipo due, grave e diffusa malattia che provoca lunghe e penose sofferenze, e la morte precoce degli ammalati, è malattia che invece potrebbe essere ben prevenuta e validamente curata ed anche guarita. Ma ciò comporterebbe la distruzione di immensi interessi economici che a multinazionali potentissime derivano da quelle sofferenze e da quelle morti. Questo mostruoso motivo ha provocato il più fiero ostracismo contro quello studio, con una lunga ed impressionante serie di illegalità. Ho denunziato queste illegalità a sette procure della repubblica d’Italia. Nessuna ha proceduto all’azione penale obbligatoria, ed in violazione della Costituzione e delle leggi, le mie denunzie sono state NON ARCHIVIATE, ma cestinate. Ho inviato al Presidente della Repubblica un esposto su tanta illegalità, e la Presidenza della Repubblica ha trasmesso l’esposto al Consiglio Superiore della magistratura chiedendo che si procedesse al suo esame e che si comunicasse direttamente a me l’esito della trattazione. Dopo diciannove mesi il CSM continua ad ignorare quella disposizione della Presidenza della Repubblica. Ed i diabetici (centoquaranta milioni, nel mondo, circa tre milioni in Italia) continuano a soffrire gravemente ed a morire prcocemente. E’ tollerabile tutto ciò? Che cosa si può fare? Lo chiedo ai partecipanti a questo piccolo ma interessantissimo forum.E’ in allestimento un sito su questo drammatico caso. Ve ne comunicherò presto l’indirizzo. Saluti a tutti.
Domenico fico. tel. 0731789566.