Sto leggendo nella confusione più totale cinque libri. Il giallo di Piero Colaprico, “L’estate del mundial” (Il saggiatore, euri 5,90), “Collasso” di Jared Diamond, (Einaudi, euri 24), “Opus Dei segreta” di Ferruccio Pinotti (Bur, euri 11,50), “Gomorra”, di Roberto Saviano (Mondadori, euri 15,50) e l’ultimo libro di Marco Travaglio, “La scomparsa dei fatti” (Saggiatore, euri 15). Colaprico per me è una sorpresa. Non avevo letto mai le avventure del maresciallo Binda che Piero scriveva a quattro mani con Pietro Valpreda. Per un appassionato di gialli come me era una lacuna. E adesso, come mi capita spesso, mi andrò a leggere i precedenti. “Collasso” è uno di quei libri che si definirebbe, per forma e contenuto, un mattone. Quanto ci metterò a leggere le quasi 600 pagine? Non lo so. Ma lo farò. Devo capire come la nostra civiltà si autodistruggerà. Quest’anno avrò molto tempo libero. Il libro di Pinotti, lo stesso autore de “I poteri forti”, inchiesta sulla morte di Calvi, è affascinante. Sto pian piano entrando nei misteri della massoneria cattolica di fronte alla quale la massoneria laica è un giochetto da bambini. “Gomorra” lo leggo poco per volta. Cinque dieci pagine. Fa paura. Infine Travaglio. Marco è il fenomeno editoriale degli ultimi dieci anni. Senza il minimo aiuto dei giornali e delle televisioni (se si eccettua la grande pubblicità che gli fece il Cavaliere querelandolo dopo la trasmissione di Luttazzi) è arrivato a vendere qualcosa come un milione e mezzo di copie. Negli Stati Uniti gli avrebbero dedicato la copertina Time e Newsweek. Qui la congiura del silenzio. Panorama, l’Espresso, il Venerdì, Vanity Fair, il Magazine preferiscono dedicare le loro attenzioni ad argomenti più profondi come il futuro di Scamarcio, l’Italian Glamour, i pronostici e le sfide del 2007, le foto più belle del 2006. Marco percorre la penisola presentando i suoi libri davanti a platee di più di 500 persone alla volta nel silenzio più totale dei media. Quest’ultimo libro è un attacco feroce al mondo dell’informazione, attacco sferrato attraverso storie non opinioni, fatti non commenti. Il giornalista cane da guardia del potere? Per carità, dice Travaglio, semmai cane da compagnia, cane da riporto. Chi lo ha recensito? Praticamente nessuno. Solo Il Corriere e la Repubblica. E prossimamente l’Unità. Congiura totale del silenzio. Nemmeno attacchi. Semplicemente non esiste. Non esiste al punto che nei primi venti giorni ha venduto 40 mila copie. (csf)
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