di Giorgio Salvatori
Sansonetti e altri a primapagina RAI insistono nel descrivere Berlusconi come uomo del mercato e della ricchezza personale. Lo è certamente della ricchezza personale: ma dire che è uomo del mercato mi sembra un errore politico, culturale e di comunicazione. A tal proposito, non importa ricordare quanto negativamente scrive da sempre su Berlusconi l’Economist, la rivista storica del mercato. Il concetto di mercato implica, al limite, una concorrenza perfetta sia tra gli acquirenti che tra i venditori, e verso tale limite un uomo politico che ci crede, deve tendere e operare, favorendo le relative condizioni in tutti i modi. Il comportamento maniacale di Berlusconi con le TV, nel volersele accaparrare e controllare se possibile totalmente, sta lì a rappresentare che egli opera soprattutto a suo favore, forse nel primitivo concetto liberistico che così facendo qualche briciola tocca anche agli altri, o più probabilmente senza porsi ragionamenti di sorta. Un atteggiamento che, parimenti allo statalismo spinto, è proprio l’opposto del mercato.
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