da Franco Ottolenghi – Milano
Il sig. Lunari ritiene che gli USA abbiano usurpato da 50 anni la condizione di faro di civiltà, e ne elenca le malefatte, naturalmente ignorando i lati positivi, che trascuro anch’io per brevità. A Prima Pagina lei ha detto che non capisce neanche lei come mai. Allora vorrei che lei, o Lunari, ci dicessero chi sono stati i fari di civiltà nell’ultimo secolo. la Germania, l’Unione Sovietica, la Cina, la Libia, Cuba, la Cambogia di Pol Pot, l’Arabia Saudita, l’Argentina? Anche qui mi fermo per brevità.
Non si tratta di capire quali siano i fari di civiltà. Ma solo di capire come mai alcuni si considerino fari di civiltà dopo aver commesso genocidi (csf)
da Filippo Facci
La spiegazione è sullo stesso sito, Barbiere della Sera:“Cara Condoleeza, il tuo intervento ha riscosso un buon successo di pubblico ed è stato molto apprezzata la precisione millimetrica con cui hai conteggiato le vendite deIl Foglio nel 2001. I tuoi dati sono apparentemente corretti, e tuttavia riguardano solo le vendite del mese di dicembre 2001, ossia il periodo di gestione della società editriceFoglio quotidiano scrl, subentrata il 1° dicembre 2001 al Foglio quotidiano srl¹. Inoltre il prezzo di ogni copia, ai tempi della lira, era più basso.Non potevi saperlo tu, non potevamo saperlo noi (ma, è vero, avremmo dovutoessere più attenti), dal momento che si tratta di elementi non deducibili dal bilancio pubblicato. Dove non si specifica da nessuna parte che le cifresi riferiscono a un periodo di un solo mese di gestione. Lo abbiamo appresoda colleghi preoccupati, più di noi, delle sorti de Il Foglio e di Giuliano Ferrara.Comunque, visto che dici di cavartela bene con i numeri, continua a fare iconti. Un buon ragioniere a Bottega è sempre il benvenuto.
E’ uscito sul sito Il Barbiere della sera il seguente commento
Foglio o Foglietto?di Condoleeza
Ma quanto vende il giornale di Giuliano Ferrara? Mi sa che domani ne compro una copia per solidarietà Caro Barbiere,leggo il bilancio pubblicato oggi (20 agosto) dal Foglio di Giuliano Ferrara.Ora, io non sono un’esperta di bilanci, ma i conti della servetta li so fare. Eccoli.Il Foglio, alla voce “Vendita copie”, dichiara un ricavo di 142.018 Euro. Diciamo che ne escono, in un anno, per cinque giorni alla settimana, 250 numeri (come vedi, caro Barbiere, arronzo).142.018 Euro diviso 250 fa 568.Quindi, ogni giorno di uscita, il Foglio incassa 568 euro.Posto che il distributore di un quotidiano si tiene almeno il 40-45 per cento dell’incasso in edicola, è come se il Foglio venisse venduto, invece che al prezzo di copertina di 1 euro, a 0,60 centesimi.Mi segui?E allora, se dividiamo 568 euro per 0,60, otteniamo 946,6 quasi periodico, ovvero il numero di copie vendute in edicola quotidianamente dal Foglio.Fila? Capisco che i miei calcoli, come ho già detto, sono molto approssimativi. Ma anche se ci facciamo su la tara, stando ai bilanci ufficiali, il Foglio non dovrebbe superare di molto le mille copie diffuse al giorno. Quel che si dice un giornale d’elìte.
Molti dei giornalisti del Folgio seguono il nostro sitino. Poiché non è pensabile che il Foglio venda mille copie,q ualcuno ci può spiegare dov’è l’errore di questi calcoli?(csf)
Da segnalare la partecipazione al concorso del Foglio del nostro lobbista Ntalaino Russo, il quale rompe ogni giorno perché gli casso le sue battute. E l’unica volta che chiedo a tutti battute lui le manda al Foglio. Bravo Natalino, facciamoci del male.
Bottarghe Oskure, Cabinati Coraggiosi, Avviso di garanzia ai naviganti, Stella bipolare. Mattia Feltri e i ragazzi
Corrent One; Velardi Vai Via; Vado al Maximo, Soldini alle Coop. Luigi Massi, Roma
Go Bin, go. Vincenzo Russo
D.S. Enterprise. Fausto Carioti
Mediobarca. Giacomo Cantù
Il Maestro e la Margherita. Daniele Sacco, Londra
SpezzaFerry-Boat, La Diessina Commedia, Mugellano, L’Arcais di Noè, Rondolino Amoroso, Risarcimento Nanni, Missione Arcobaleno, Cui Prodist. Natalino Russo Seminara
Senatore del Mugello. Massimo Della Siega
Duma Rossa. Stefano Fumagalli, Sondrio
La Corazzata Mitrokhin. Stefano De Rosa
Paschi salentini, Bancarella Salentina. Gaetano Scamarcio, Andria
Vela(r)di Riformista, Girotonti a Mare, Craxamato. Ivo Costamagna, Civitanova Marche
da Alessandro Ceratti
Ho visto la finestrella per votare OGM si o no. Le tue capacità informatiche mi lasciano atterrito. Ora sì che posso dire di frequentare un sito coi fiocchi.
da Vittorio Grondona
E se fosse davvero un’arca?… L’incontro con il Papa, la palese tendenza verso il centro… Coi tempi che corrono tutto è possibile! Secondo me ci starebbe bene il nome: “Me ne frego!”.
da Fausto Cerulli
Ho letto la replica di un signore che si cela dietro lo pseudonimo “Il Picchio” al mio ricordo di avvocato di Craxi. Il Picchio ritiene che la vicenda Metroroma, che vide il proscioglimento dei soli imputati Fiat ( Romiti e Mattioli) vada vista in un contesto più ampio. Purtroppo Il Picchio, dopo tanta premessa, si lascia andare a considerazioni alquanto marginali, parla di socialisti poveri che per dventare socialisti ricchi fanno la spia, la piccola spia. Può anche darsi, ma non mi sembra giusto tirate in ballo sempre le pedine, per lasciare la scacchiera ai re ed ai loro cavalli ed alfieri. Il problema era un altro, e lo ricorda Misiani ( che fu P.M. del processo Metroroma ) nel suo mai abbastanza letto e meditato “La toga rossa”. “ Ebbi l’impressione- scrive Misiani- che Milano si fosse voluta disfare del processo”. E aggiunge:” Mi era difficile capire perché, dopo aver violato il santuario, si erano fermati a metà strada, omettendo di iscrivere nel registro degli indagati Cesare Romiti”. La Procura di Milano, come si vede, aveva le sue vittime esclusive: Romiti non rientrava Nel disegno distruttivo ( magari anche giustamente distruttivo ) solo perché, adesso lo sappiamo,la Fiat era protetta da Botteghe Oscure. Tanto è vero, e Misiani lo canta chiaro nel suo libro, che i suoi guai di carriera cominciarono proprio con quel processo ANCHE contro la Fiat. Che i magistrati milanesi dirottarono velocemente ad altri lidi.
da Anna Maria Ferro
Le volevo chiedere , visto che ho tutta l’intenzione di recami a Roma a fare quanto ritengo giusto, se conosce a chi posso telefonare per aggregarmi.Ho 30 anni, sono di Padova e volevo usare il treno.email: ferroannamaria@virgilio.it
Una bella iniziativa del Corriere della Sera. Di ritorno dalle vacanze un piccolo riepilogo delle notizie che forse, distratti dai bagni, avete perso. Le trovate in Documenti (csf)
da Andrea Garbarino
Claudio, dissento. L’idea di Tremonti di introdurre la banconota da un euro può avere una funzione calmieratrice dell’inflazione. E senza scomodare economisti e professori ti dico perché. Prima di partire per le vacanze m’era parso che gli italiani non proprio ridotti alla fame, ragionassero, per le spese correnti, sulla base del rapporto un euro= 1000 lire. E questo già è un problema per l’inflazione, perché rende istintivamente tollerabili dei prezzi che sono diventati , quatti quatti, offensivi. Torno dalle vacanze e confermo, anche osservando la gente, che è proprio così ! Ho visto brioche a 1,8 euro e mi sono detto ( con un amico che ha assentito per un paio di secondi) che 1800 lire erano un po’ troppe (erano in realtà 3500). Non vorrei passare per un fissato sul tema dei gelati ma meno di 1,7 euro non li paghi ( che bello, SOLO 1700 lire!). Quando la mattina compro i giornali e bevo un caffè tiro fuori 5 euro e mi sembra d’aver speso pochetto. Lo stesso quando vado in libreria. Sono il solo a soffrire di allucinazioni ?Veniamo alla banconota da un euro. Il problema di tutti ( e che pochi confessano) è che di ‘sti centesimi e in genere delle monete non sai cosa farne. E quel che è peggio, fai fatica a contarle e a ritrasformarle in carta. Io ho un boccale di plastica dove ogni giorno scarico le tasche. Si riempie in quattro giorni. Da tre settimane di vacanze sono tornato con 89 euro in monete da 2 ,1 e 50 centesimi. Per le pezzature minori aspetto che mio figlio , con una ragionevole commissione del 5%, si metta a contarle (molte sono così ossidate che sembrano affiorare da un tesoro subacqueo) : è un’impresa più adatta a una monaca di clausura, sono centinaia. E poi che me ne faccio ? In banca se le porti nei sacchetti ti guardano male, e sfido chiunque a pagare un caffè con una ventina di monete da 5 cent ( o novanta da 1 cent). Altro esempio: al barbiere lasciavo mille lire di mancia ( nessuno è perfetto) , ora mi vergogno a lasciargli quella moneta da 50 cent che sembra di cioccolata. E al ristorante ? Ieri sera in un buon locale di Milano ho speso 56 euro ( mangiato poco e niente, ma tanto sono solo 56 mila lire , no ?) ho lasciato due euro di mancia: erano lì miseri e soli nell’elegante custodia di pelle del conto, e sembravano scusarsi. Risultato ? Finisce che molli 5 euro di mancia, un’insopportabile cafonata . Ecché cavolo! Insomma, l’unità monetaria minima nelle transazioni di tutti i giorni sta diventando la banconota da 5 euro . Con 5 euro ci paghi il caffè ( e incassi un etto di metallo da portare in discarica serale), con 5 euro ci compri le cicche. Poi siccome i 5 euro finiscono presto (mentre specularmente lievita il blob di metallo) , metti mano ai 10, ai 20 euro, persino ai 50 euro anche solo per pagare un gratta e sosta. E via spendacciando. Allora Claudio, prima che diventi metallo straccio quello dei 2 euro, dico che avere in tasca delle belle banconote da 1 euro ( che , come si sa, valgono 1000 lire) può ridare un senso e un valore ai nostri spiccioli quotidiani. Basta che non le facciano piccole come quelle del Monopoli, sennò siamo daccapo.
Il problema è quello -e tu lo hai bene individuato- del cambio psicologico un euro uguale millelire. Un cambio psicologico del quale i commercianti si approfittano per alzare i prezzi ma che la gente subisce passivamente (prova a vedere se riesci a dare una mancia di 50 cent che sono sempre mille lire). Far diventare un Euro di carta non cambierebbe nulla a mia giudizio. Anzi aggraverebbe la convinzione che quell’Euro è il corrispondente delle vecchie mille lire. (csf)